Perfetti sconosciuti, monumenti “invisibili” a Milano
Diciotto scrittori, prendendo spunto da sculture e istallazioni sotto gli occhi di tutti, ma paradossalmente sconosciute ai più, raccontano storie e ci offrono uno spaccato sorprendente di Milano ed un ritratto inedito della città. Alessandro Miozzi, che insieme a Gian Luca Margheriti ha curato la raccolta (oltre ad essere ognuno dei due anche autore di un racconto presente nel libro), ci svela come è nata e come si è sviluppata quest’idea.
Lucia Flocchini, una delle autrici, racconta lo spunto da cui è partita per la sua storia: un monumento (quasi) invisibile (VAI ALLA TESTIMONIANZA DI LUCIA FLOCCHINI)
Intervista ad Alex Miozzi
Come nasce questo libro?
Nasce dall’idea di Silvia Ramasso, editore di Neos di Torino, che aveva già realizzato una pubblicazione sulle opere artistiche di Torino. E quindi ha proposto la stessa cosa per Milano a me e al co-curatore di questo libro Gian Luca Margheriti.
Quando l’avete realizzato?
Era un momento particolare, durante il secondo anno del Covid. Con il lockdown ed era difficile anche vedersi. Abbiamo dapprima interpellato alcuni musei che, giustamente, chiedevano un compenso per la riproduzione delle loro opere, ma un’iniziativa simile non poteva partire già con un costo!
Quindi abbiamo fatto di necessità virtù e siamo andati a vedere cosa può offrire la nostra città dal punto di vista artistico en plein air. Da qui è venuta l’idea dei monumenti. Abbiamo fatto da subito una scrematura tra monumenti, per così dire, storico-antichi e contemporanei.
In un’occasione hai definito Milano una città nascosta che si mostra solo a chi è interessato. Perché?
Perché non è una città evidente nella sua bellezza come Roma. A Milano si scoprono bellissimi luoghi, ma bisogna cercarli. Ci sono ad esempio chiostri, come quelli della società Umanitaria, che nessuno immagina siano così belli. Ci sono dei giardini notevoli, a volte visitabili a volte no. Spesso si tratta di giardini privati visitabili in momenti particolari, come le giornate del FAI o di Open House. Da una parte c’è questa Milano nascosta o quantomeno non così evidente e dall’altro abbiamo una Milano che abbiamo tutti “sotto il muso”, ma che, per una serie di motivi, non vediamo.
Ad esempio?
All’interno della nostra antologia abbiamo preso un’opera, L’Uomo della Luce, che si trova in via 11 settembre 2001 tra corso Monforte e via Vivaio: l’unico modo per vederla è passarci da lì a piedi, in auto o in autobus o se si passa da qualsiasi altra strada non la si nota nemmeno. Si vede una trave a qualche metro da terra, sormontata dalla statua iperrealista di un uomo che regge su di sé un fardello costituito da luci.
Ironia della sorte, le luci all’inizio erano accese e adesso invece sono spente e ne. Nessuno le ha più riaccese.
Non è l’unico caso di “monumento invisibile”…..
In Piazza della Conciliazione c’è una scultura, presente nell’antologia, che non si vede proprio, né in auto né a piedi: è piatta, in mezzo alla piazza e ci sono anche un po’ di alberi. E’ seminascosta anche se ce l’hai davanti.
Ne cito un’altra, la scultura dedicata al moto perpetuo in piazza VI Febbraio, capolinea del tram n° 27. di fronte alla vecchia Fiera di Milano. La scultura, formata da due dischi concentrici uno dentro l’altro, si trova all’interno di un giardino a forma più o meno rettangolare. Ma non la si vede perché ci sono le frasche e perché, per via della strada, si guarda avanti. L’unica possibilità è che la noti qualcuno che sta aspettando il tram.
Possiamo dare un consiglio per chi conosce bene Milano, ma la guarda con un occhio assuefatto ed un consiglio a chi per chi non la conosce affatto?
Darei un consiglio valido per entrambi: permettersi di fare il turista distratto, cioè girare per Milano e ogni tanto fermarsi e guardare in aria. Ad esempio a Porta Venezia e in zona S. Ambrogio si trovano delle bellissime facciate in stile Belle Epoque.
Una passeggiata tra piccoli indizi da saper cogliere?
Sì, come quando il visitatore per strada vede l’indicazione Circo romano (Il circo romano, di ampie dimensioni, sorgeva nei pressi dell’attuale corso Magenta e dintorni n.d.r), poi va lì è vede quattro pietre “sgarrupate”, ma si rende conto di cosa poteva essere in passato la città.
Altri suggerimenti?
Non limitarsi a girare soltanto nel centro storico, soprattutto lungo la direttrice che va da via Orefici alla stazione Cadorna, il cuore della Milano romana, ma visitare anche altre zone. Milano è una città relativamente piccola che a piedi si può girare tranquillamente in due giorni. Ma, ripeto, a mio parere il segreto è permettersi il lusso di girare la città da turista. Si conoscono così un sacco di cose e da queste via via se ne imparano altre.
Come sono vissuti dai milanesi e dai turisti i monumenti protagonisti nell’ antologia?
Alcuni sono vissuti benissimo ad esempio il biscione del parco adiacente a Wow SpazioFumetto, Il museo del Fumetto di Milano, dove non a caso abbiamo fatto la nostra prima presentazione. E ‘un monumento multicolore ed estremamente simpatico che i bambini utilizzano un po’ come scivolo.
Ci sono altri monumenti che piacciono ai bambini?
Sì, il monumento all’interno di City Life (Coloris n.d.r), non è un posto per giocare, ma i suoi spilloni colorati fanno un certo effetto. Qualche bambino sale sulla statua di Pinocchio in corso Indipendenza, che è stata nel bel mezzo di una ristrutturazione di zona durata quasi 20 anni. Adesso il monumento è nella parte completamente libera dai lavori e i bambini sono tornati a giocare.
Senza dimenticare alcuni spazi “storici”…
E’ il caso de “L’accumulazione musicale e seduta” di Arman all’interno del Parco Sempione, un monumento che ha la sua veneranda età, visto che ci giocavo io da bambino (ride n.d.r). Ha forma di emiciclo con degli spalti: ho visto bambini che saltano, qualcuno ci sale addirittura in bici. In generale, possiamo dire che i monumenti nei parchi sono abbastanza vissuti.
A quale monumento sei più affezionato?
Io sono legato ai Bagni di De Chirico al Parco Sempione, un monumento non incluso nella raccolta. Ricordo che quando ero piccolo, tra i 4 e i 6 anni, d’estate ci si poteva andare e i bambini accompagnati dai genitori potevano nuotarci. Un bagnetto in acque forse non così pulite, però noi ci tuffavamo allegramente.
Come avete scelto le opere?
All’inizio noi curatori temevamo che non ce fossero abbastanza, ma la sera stessa in cui abbiamo stilato la lista ci siamo tranquillizzati. Ci siamo quindi fatti aiutare dalla prof.ssa Maria Stella Granara che insegna Storia dell’Arte, a fare una sorta di scrematura: degli oltre 50 monumenti individuati, ne è rimasta una trentina.
Chi ha attribuito il monumento ai singoli autori?
Ognuno se l’è scelto, con la massima libertà. Invece la prof.ssa Granara lo ha affibbiato a me: il monumento al moto perpetuo, perché in realtà io sono sempre in movimento (ride n.d.r).
Il monumento risale agli anni Ottanta, ma in realtà già all’inizio degli anni Novanta si sono fermati i due cerchi concentrici molto pesanti, che giravano uno in una direzione e l’altro in un’altra: si è rotto il meccanismo interno e da allora nessuno ci ha messo più mano. Il movimento al moto perpetuo milanese è fermo da oltre 30 anni. E’ un po’ un paradosso.
Dietro alcune delle opere scelte dagli autori ci sono anche vicende personali dolorose…
Gianluca Margheriti ha scelto il monumento ai Piccoli Martiri di Gorla per una vicenda personale e familiare. Dopo aver scritto di Milano in tutte le possibili declinazioni: racconti, sceneggiature di fumetti e altro, è arrivato a raccontare questa vicenda personale. Un altro racconto legato a motivi personali è quello di Patrizia Cadau, dedicato a Wall of Dolls, il muro delle bambole, legato alla tematica del femminicidio. Questi sono i monumenti assegnati o auto- assegnati, gli altri sono stati ragionevolmente scelti dagli autori.
Tonando alla collocazione dei monumenti, in alcuni casi il contesto incide pesantemente…
Un esempio di questo è il monumento a Sandro Pertini, collocato in una via microscopica ( l’area pedonale di via Croce Rossa n.d.r) tra via Manzoni e Monte di Pietà. Era stato pensato originariamente per uno spazio molto ampio, mi pare vicino a Pieve di Cadore. Nel contesto in cui si trova è invece sacrificato e non lo si nota nemmeno. Il monumento in Piazza Tricolore dedicato alla Guardia di Finanza è in una situazione analoga, semicoperto dagli alberi in una piazza che non è così ben frequentata.
Matteo Ganino